Change FOR 2021 – Intervista

Ora che i primi Corsi For si sono conclusi, la redazione di Menteserena ha deciso di approfondire quello che è il vissuto di chi ha partecipato e di chi ha costruito le proposte formative di quest’anno.
Di seguito potete leggere l’intervista realizzata con l’operatore, i consulenti e con un partecipante del corso Change che quest’anno ha incontrato Musica, Teatro e Fumetto.

Leggiamo ora le risposte date alla redazione da parte dei partecipanti.


Cominciamo con Gabriella, educatrice presso il centro diurno di via Romiglia.

Alberto:   Buongiorno, cosa ti porti a casa dopo questa esperienza?

Gabriella: Il For Change, lo dice il nome stesso, indica cambiamento. Cambiare è un tema che, professionalmente parlando, mi ha sempre molto incuriosito, tant’è che questo questo corso è venuto in mente a me. Nel corso degli anni abbiamo avuto la possibilità di coinvolgere nel tempo diversi consulenti, per esempio il Teatro 19, per lavorare con il teatro l’espressività; e il consulente di musica. Quest’anno abbiamo coinvolto un noto fumettista che aveva una storia interessante di Recovery da raccontare, molto personale. Secondo me, tutto ciò che riguarda l’ambito della creatività è una fonte d’ispirazione, sia per me che per i consulenti, i quali ogni anno hanno avuto la capacità di produrre sempre qualcosa di nuovo e di originale, suscitando nei partecipanti molto interesse. Quindi ciò che mi porto realmente a casa da quest’esperienza è l’esperienza degli altri, che è sempre estremamente interessante e fonte d’ispirazione professionale e personale.

Roberto: verrà riproposto così o pensi di modificarlo nei prossimi anni?

Gabriella: Non lo so, a me piacerebbe cambiare. Sono sicura che dalla prossima edizione cercherò di fare in modo di coinvolgere maggiormente gli utenti. Prevedo anche un coinvolgimento maggiore dell’utente esperto e di coloro che avranno voglia di essere coinvolti in questo percorso; mi affiderò molto ai pazienti per una prossima edizione.

Deborah: quindi lo rifaresti questo corso?

Gabriellaallora, dico la verità, sono diversi anni che io gestisco questo For, non mi dispiacerebbe anche cambiare sinceramente, anche se affettivamente ed emotivamente io mi sento molto più portata a questo genere di lavoro. Cioè, là dove c’è la creatività io penso di potermi spendere meglio che non in altri ambiti, ma, forse anche per questo, non voglio professionalmente accomodarmi troppo. Vorrei provare anche qualcosa che non necessariamente sia sulle mie corde ma che sicuramente sarà utile per il mio percorso e quello degli altri.


Vediamo ora cosa ci ha raccontato Marco Galli, fumettista ed illustratore, della giornata del corso condotta da lui.

Alberto: Buongiorno cosa ti porti a casa dopo questa esperienza?

Marco Galli: È stato un incontro molto proficuo, per cui mi sono portato a casa tutte le vostre esperienze, in più anche la mia. È stata una giornata davvero molto piena, anche emotivamente, spero anche per voi.

Roberto: Ti piacerebbe condurre un corso all’interno del programma for, in cui la tua competenza possa essere messa a disposizione dei partecipanti nella ricerca del loro benessere?

Marco Galli: sì, mi piacerebbe. Quando logicamente si potrà farlo in presenza, perché io posso lavorare solo sul laboratorio. Sarebbe molto interessante farvi fare un fumetto. Mi piacerebbe molto un fumetto breve, scritto e disegnato da voi, sarebbe molto bello.

Deborah: Quindi lo rifaresti?

Marco Galli: Lo rifarei modalità di laboratorio. Sicuramente sarebbe, spero, un’esperienza molto arricchente anche per me: io da narratore preferisco sempre le persone che narrano cose che riguardano una vita particolare, piuttosto che qualcuno che inventa magari di sana pianta tutto, anche se una cosa non esclude l’altra. Nel senso che nel corso potreste scrivere tutto quello che volete però, sicuramente, la vostra esperienza di vita secondo me è una cosa in più.


E adesso è il turno di Valerio Gaffurinimusicista e consulente presso il Centro Diurno di via Romiglia.

Alberto: Buongiorno, cosa ti porti a casa dopo questa esperienza?

Valerio: L’incontro del For è stato bello, molto molto interessante. Come nel gruppo del Centro Diurno, anche lì si è creato veramente un bel feeling. Cosa mi porto dentro da quella esperienza? Sono state due ore molto intense e molto sentite, molto molto sentite dalle persone presenti. È stato molto intenso, posso dire che sia stata una bella esperienza!

Roberto: ti piacerebbe condurre un corso all’interno del programma For in cui la tua competenza possa essere messa a disposizione dei partecipanti per il loro benessere?

Valerio: mi piacerebbe sì! Però la mia competenza… non so se sono competente in queste cose. Mi piacerebbe tenere un corso e sarebbe una bella soddisfazione personale. Sarebbe sicuramente mettere a disposizione qualcosa che io so che riguarda la musica e istintivamente mi piace molto offrire la mia conoscenza. Sarebbe molto profondo, molto molto bello, sarei molto felice di farlo.

Deborah: quindi lo rifaresti, questo tipo di percorso?

Valerio: assolutamente sì, si tratta di una bellissima esperienza. Sì, lo rifarei perché è stato proprio bello vedervi stare lì e, tramite la musica, far passare le proprie emozioni, raccontarci il perché di quelle emozioni.


Valeria Battaini, attrice e consulente del Centro Diurno, ci ha mandato le sue risposte con un vocale.

Valeria: Buongiorno a tutti, ho condotto il secondo incontro del corso FOR Change, che seguiva quello di musica condotto da Valerio Gaffurini. Posso dire che è stata una evoluzione di un percorso che avevo già proposto negli anni passati. In questo caso è stato un incontro ad hoc, considerato che veniva fatto non in presenza ma tramite piattaforma Zoom. Si è rinnovato perché è stato un modo diverso per incontrare persone. Nonostante le difficoltà dovute alla gestione tecnologica, è stato comunque molto interessante.

Mi porto a casa la bellezza dell’incontro e, sì, lo rifarei. Ovviamente preferirei farlo in presenza, perché attraverso l’incontro dal vivo si possono sviluppare pensieri diversi, nuovi, ed il lavoro può essere sicuramente più dinamico. Questo potrebbe fornire nuovi spunti, nuova creatività, e nuovo piacere di stare insieme.


A questo punto è il turno di Deborah, partecipante al corso.

Alberto: Deborah, ti sono piaciuti i diversi moduli dei consulenti del corso FOR Change ?

Deborah: Decisamente sì, erano temi che a me piacciono da tempo e non solo per il corso. È stato divertente, nonostante l’intensità di alcuni momenti. Non è stato pesante, credo sia un punto a favore di tutta l’organizzazione del corso.

Alberto: Cosa ti porti a casa dopo queste tre giornate?

Deborah: Nuove idee per i programmi FOR degli anni successivi, ho avuto modo di scoprire cose che non sapevo neanche di me stessa, quindi già è un passo avanti. Mi sono messa in gioco su argomenti che non avevo mai usato nei percorsi di cura, li avevo sempre visti solo ed esclusivamente come un hobby e invece ho trovato il modo di usarli anche per stare meglio, non solo come hobby.

Roberto: cosa suggerisci per le prossime edizioni del corso?

Deborah: Personalmente di continuare a sperimentare strumenti nuovi, magari non solo creativi, anche di diverso genere; questa organizzazione a moduli permette di provare diverse tecniche riabilitative e quindi si può vedere se una cosa può essere utile per trasformarla poi in un percorso vero e proprio. Per provare strumenti nuovi penso sia il corso ideale.


L’educatrice Gabriella del Centro Diurno, a questo punto, mossa dalla curiosità delle risposte degli intervistati, si auto assegna il ruolo di intervistatrice e aggiunge una domanda, che abbiamo deciso di condividere, vista la profondità della risposta. 

Gabriella: Mi interessa molto quello che può pensare Deborah. Quando tu ti riferisci a queste tematiche e questi strumenti, a cosa ti riferisci nello specifico e in che modo tradurresti queste utilità? A me piacerebbe che tu entrassi nel vivo per ciascun incontro.  

Deborah: Seguo l’ordine degli incontri. 

Valerio: la parte della musica. Ve l’ho detto, la ascolto praticamente 24 ore su 24, ma l’ascolto per sentirla, perché mi piace e basta; quello che ho scoperto è che dà voce anche a quello che non posso dire, quindi tutta quella parte che non riesco a tirare fuori in altra maniera la butto fuori con le canzoni. Imparare a fare le playlist in questa maniera mi ha aiutato parecchio nell’ultimo mese. Ho fatto la playlist Rabbia, la playlist per quando sono giù di morale, la playlist “Forza e coraggio che anche se è difficile andiamo avanti lo stesso”, cose di questo genere, e di fatto mi ha aiutato parecchio a non abbattermi. Non avevo mai pensato di usare la musica in questo modo, sinceramente, funziona meglio della terapia al bisogno, quindi direi che continuerò così.

Con Valeria, al di là che non è stato proprio il gioco Kobayashi che avevo in mente io, di cui conosco solo la prima versione giapponese, il risultato è stato trovare di nuovo la risposta che “io e il teatro, meglio di no…”, ma stavolta non sono scappata, cosa che per esempio avevo fatto al corso ESP: sono rimasta fino alla fine e non sono stata troppo male. Non mi piace il teatro, però ho partecipato a tutto l’incontro e quindi mi son portata a casa parecchio anche da lì. In questo modo un utente scopre se uno strumento lo può usare o se per lui in quel momento uno strumento non funziona.

Per quel che riguarda Marco Galli,  la mia passione per i fumetti penso si sappia, ma li ho sempre visti come svago, niente di reale, niente di troppo realistico, tutta fantasia perché così ti stacchi dalla realtà, proprio l’esatto contrario di quello che ha detto Marco. Trovare qualcosa che possa mediare tra un’assenza e un eccesso di realtà potrebbe essere d’aiuto in alcuni casi: penso ad esempio a quelli che “decollano” facilmente. Avere una storia leggera che li tiene ancorati, senza dire “no basta, la fantasia è sbagliata!”, permette di incanalare anche quella parte extra di fantasia che uno può avere. Di fatto, poi, l’incontro è stato emotivamente intenso. Mi ha fatto riflettere sul fatto che la Recovery non sia solo in psichiatria. Anche in questo incontro in realtà mi son portata a casa tanto.

La domanda che facciamo agli intervistati, quella del “Ti piacerebbe condurre un corso….” è nata pensando proprio a questo, a come le esperienze dei moduli potessero essere allungate. In due ore si ha solo l’assaggio, in un corso più lungo le discipline artistiche potrebbero essere usate in maniera finalizzata ai percorsi di recovery.

Quindi, sì, anche io voto per la creatività.

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