Nicola di Serendippo ha intervistato gli Utenti e Familiari Esperti di Pavia che sono venuti al Centro Diurno di via Romiglia per raccontare la propria esperienza. Potete leggere la trascrizione!
Nicola: Siamo qua al centro psico sociale di via Romiglia; è arrivata gente da Pavia giusto? E io chiedo semplicemente: che caspita siete venuti a fare!
Alessio: Ok, io sono Alessio, siamo stati invitati dal dottor Lucchi per parlare dell’esperienza degli UFE di Pavia, quindi per raccontare quello che facciamo e le attività che svolgiamo e dove lavoriamo.
Nicola: Vuoi spiegare cosa sono gli UFE, ché già io mi sono perso nello scrivere.
Alessio: Gli UFE sta per Utenti e Famigliari Esperti e sono degli utenti del servizio salute mentale che si spendono per essere attivi nel loro percorso e nel percorso degli altri e quindi essere d’aiuto.
Emanuela: Ciao io sono Emanuela, sono anch’io un UFE di Pavia. Mi è piaciuto venire qui per confrontarmi con voi perché l’esperienza dell’UFE è un’esperienza che ci stiamo inventando tutti, che stiamo scoprendo facendola e quindi nel confronto vengono sempre tante idee e illuminazioni, grazie.
Nicola: Volevo fare una domanda un po’ cattiva: ma questa esperienza dell’UFE fa bene a te, fa bene agli utenti, fa bene a tutti, spiegami un po’ a chi fa bene esattamente?
Alessio: Fa bene a tutti! Nel senso che fa bene sicuramente a me, perché lavoro su me stesso aiutando e lavorando sugli altri; fa bene agli altri, perché hanno spazio di confronto diverso da quello dell’operatore professionale; secondo me fa bene anche agli operatori perché da una parte hanno un confronto diverso e hanno comunque un aiuto in più dall’altra parte, anche un piccolo sprono nel stare sempre attenti. Vi racconto quello che mi ha detto una volta un nostro collega, il coordinatore, mi ha detto “sono molto contento che siate qua”. Dopo un bel po’ di mesi che lavoravamo lì mi sono reso conto che abbiamo molto rispetto, nel senso che a volte in equipe, quando si è chiusi in una stanza a parlare di una persona può uscire una parola che non è carina, non per cattiveria o per altro, ma proprio nell’enfasi del dialogo; il coordinatore ha detto che queste dinamiche non sono più successe da quando ci siamo noi, perché era come se avesse un continuo rimando da noi, come se riportassimo l’attenzione. Un tempo magari dicevo un qualcosa, poi mi sentivo in colpa perché ci ripensavo; anche a me questa cosa non mi è più capitata, quindi ciò è utile ed è positivo.
Nicola: Volevo capire quanto è particolare l’esperienza di Pavia nell’ambito regionale o addirittura nazionale?
Alessio: Non so se è così particolare, nel senso che ci sono tante esperienze molto importanti anche qua a Brescia, piuttosto che a Saronno o a Trento. L’unica cosa particolare di Pavia è, credo, che io ed Emanuela siamo gli unici UFE con contratto a tempo indeterminato e con assunzione diretta.
Nicola: Questa è una cosa molto particolare! Vi ho visto particolarmente entusiasti per l’esperienza dell’accoglienza qua al centro psicosociale, che è stata proprio un accoglienza. Ce ne parlate?
Emanuela: È stata proprio un accoglienza, noi siamo arrivati stamattina di corsa non sapevamo dove andare, siamo scesi dalla macchina e siamo stati circondati, proprio circondati!, da simpatia, da affetto e io ho pensato: che bella accoglienza! Senza sapere che era proprio il gruppo accoglienza, quindi penso che sia un esperienza da esportare in tutti gli altri CPS